La Buona Dimora

L’obiettivo generale del progetto “La Buona dimora”, offrire uno spazio neutro e protetto con caratteristiche di familiarità per favorire la costruzione o ricostruzione della relazione tra il minore e il genitore quando, per varie situazioni, questa relazione è stata interrotta o si è dovuta interrompere. E’ obiettivo generale quello di salvaguardare il diritto del minore di mantenere relazioni affettive e dirette, a non perdere parte della sua identità, a non smarrire il senso e la continuità della sua storia. Tutto ciò prevede come obiettivo ultimo quello di salvaguardare il legame affinché la relazione instaurata possa procedere con un’ autonomia sempre maggiore e benessere per la famiglia.
I tempi degli incontri protetti variano da un’ora ad un’ora e mezza ed è riferibile anche alla necessità di intervenire sulla gestione delle emozioni. Il vissuto emotivo è molto pregnante proprio per l’oggetto di lavoro che richiede di riallacciare esperienze e vissuti legate a forti separazioni, garantendo una forma di protezione accentuata.

Accesso al servizio

Al servizio si può accedere su richiesta degli stessi genitori, spontanea, oppure su indicazione dei Servizi Sociali territoriali, o su prescrizione dei Servizi Sociali, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria o perché i minori sono affidati ai servizi.

Gli spazi per gli incontri protetti sono adattabili al tipo di situazione e all’evoluzione della stessa. Essi possono avvenire nella stanza neutra o nel territorio (parchi, quartiere, biblioteca, cinema). Generalmente si passa al territorio in una fase successiva. Il territorio consente la facilitazione della relazione, a volte si esce quando gli spazi chiusi sono vissuti pesantemente, in quanto costringono di più agli sguardi e i momenti di silenzio sono poco sopportabili e vi è la necessità di renderli più naturali. Per questa valutazione si tengono conto una serie di variabili quali l’età del minore, il tempo trascorso dall’ultima volta che genitore e figlio si sono visti, il clima relazionale esistente tra genitore e figlio.
Risulta importante, per tutti quei casi inviati con indicazioni definite dalla Magistratura, passare da una relazione tra i genitori e gli operatori, connotata dall’aspetto costrittivo ad una relazione che possa orientarsi ad un progetto di intervento condiviso o condivisibili.